Codice Degli Appalti: Salvarne i principi, modificarne le procedure
Una tavola rotonda sulle criticità della normativa in materia di appalti ha chiuso la due giorni che ha riunito a Lecce gli Ordini degli Ingegneri di tutto il Meridione
Una tavola rotonda sulle criticità della normativa in materia di appalti ha chiuso la due giorni che ha riunito a Lecce gli Ordini degli Ingegneri di tutto il Meridione. “Il Forum salentino è modello da esportare di scrittura condivisa di proposte”, per il Vice Presidente Vicario del CNI Gianni Massa.
La necessaria, non rinviabile, rivisitazione del nuovo Codice degli Appalti deve tenerne fermi i principi ispiratori – trasparenza, semplificazione, qualificazione delle stazioni appaltanti- ma puntare a una modifica sostanziale delle molte criticità procedurali.
Su questo hanno concordato i partecipanti alla tavola rotonda “L’impatto dell’evoluzione normativa sulle Opere Pubbliche – La gestione delle emergenze”, a cui è stata dedicata la seconda giornata del Forum Linea Sud, organizzato a Lecce dal locale Ordine territoriale e dai sette altri Ordini del Mezzogiorno.
I relatori, il Vice Presidente Vicario del CNI Gianni Massa, il Consigliere del CNI Michele Lapenna, il Direttore dell’Area Legislativa Opere Pubbliche di ANCE Francesca Ottavi, il Sen. Salvatore Margiotta, ingegnere e componente della Commissione LL.PP. del Senato, Saverio Sticchi Damiani, docente di Diritto Amministrativo e già componente della Commissione Linee Guida di ANAC e il Vice Presidente ANCI Puglia Gianni Stefano, sollecitati dalle domande del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Lecce Raffaele Dell’Anna, si sono confrontati su criticità e proposte migliorative della legge 50/2016 che dopo soli due anni l’attuale Esecutivo ha espresso l’intenzione programmatica di modificare radicalmente, ma finora non è chiaro lungo quali direttrici.
Gli ingegneri sono pronti a dare il loro contributo all’individuazione di queste direttrici e lo stanno già facendo in sede di audizione in Commissione parlamentare, certi che si debba intervenire su quello che il Codice è diventato, “un ‘unica legge che “norma” tutto, dal marciapiede al ponte sullo Stretto di Messina, che con i tempi che ha la modifica degli interventi normativi nel nostro Paese non tiene il passo della continua innovazione negli strumenti di progetto”, ha detto Gianni Massa. “I principi della legge 50 sono importanti, ma quando bisogna dare tempi e costi certi per la realizzazione di opere pubbliche, la politica si esprime con la necessità di deroghe al Codice. E’ la prova che a livello di procedure qualcosa non va”.
Numerose sono le criticità rilevate dalle professioni tecniche, soprattutto nella fase dell’affidamento: dai requisiti tecnico-economici, che per gli ingegneri sono presunzione di garanzia di qualità e devono essere posseduti indipendentemente dal fatto che progettista o direttore dei lavori siano interni o esterni alla Pubblica Amministrazione, alle offerte, ambito nel quale si assiste a un abuso delle OEPV, con evidenti ripercussioni in termini di trasparenza. Altra criticità è quella che attiene ai tempi, mai certi. E’ fondamentale, per il numero due del CNI, costruire una Pubblica Amministrazione che si occupi del management dell’opera, creando una vera e propria scuola di manager pubblici – i RUP – che possano seguirne tutte le fasi. Ancora, da rivedere sono gli aspetti della negoziazione e del rispetto del principio dell’equo compenso, in linea con il dettato costituzionale.
Nuove voci all’elenco dei punti deboli del Codice sono state aggiunte dal Michele Lapenna che, dati alla mano sullo stato del mercato dei servizi di architettura e ingegneria prima e dopo la legge 50, ha messo in evidenza come la soft law abbia prodotto più danni che vantaggi, provocando confusione sulle norme di attuazione e una crescita a dismisura della normativa, sottolineando l’urgenza di un regolamento di attuazione che abbia forza progettuale, sottolineando l’opportunità di procedure semplificate per le piccole stazioni appaltanti e di una riflessione sul massimo ribasso con esclusione automatica dell’offerta anomala. Anche per quanto attiene ai livelli di progettazione c’è bisogno di maggiore semplificazione, fino all’accorpamento del progetto definitivo all’esecutivo. “Non commettiamo però l’errore di cancellare anche ciò che il nuovo Codice ha di buono”- ha avvertito il Consigliere Lapenna – “ Per noi ingegneri sono da salvare: centralità del progetto, affidamento dei lavori sulla base del progetto esecutivo, differenziazione tra il ruolo di uffici tecnici delle stazioni appaltanti e mondo del mercato”.
Punti su cui c’è convergenza con gli altri operatori economici, i costruttori. “Occorre però fare presto – ha detto Francesca Ottavi di ANCE – con un Decreto Legge immediato che consenta di far ripartire subito un settore che, stando agli ultimi dati ISTAT, non beneficia ancora dei sia pur deboli segnali di ripresa degli ultimi tempi, con un calo pari al -2.7% e una flessione dell’occupazione pari al -53%”.
La discussione su come ripensare lo strumento normativo è pienamente nel vivo e le professioni tecniche assicurano il loro contributo di competenza e proposte al dibattito. Con questo impegno si è concluso il Forum salentino sulla crescita del Sud Italia, esperienza pilota fortemente voluta da una categoria che si candida al ruolo di classe dirigente del Paese e, ha sottolineato nei saluti finali il Vice Presidente Vicario Gianni Massa, “modello da esportare di scrittura condivisa di proposte”.