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Blocco alla cessione del credito per i bonus edilizi. Le associazioni scrivono al Governo.

La lettera sottoscritta dalle associazioni FIVRA, Coordinamento FREE, EU-ASE, KYOTO CLUB, Legambiente, Renovate Italy, inviata al Governo e al Parlamento

Blocco alla cessione del credito per i bonus edilizi. FIVRA scrive al Governo.
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La lettera sottoscritta dalle associazioni FIVRA, Coordinamento FREE, EU-ASE, KYOTO CLUB, Legambiente, Renovate Italy, inviata al Governo e al Parlamento

FIVRA, Fabbriche Isolanti Vetro Roccia Associate, FREE – Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, European Alliance to Save Energy (EU-ASE), KYOTOCLUB, Legambiente, Renovate Italy chiedono alle Istituzioni italiane soluzioni di lungo periodo per mantenere costante l’attuale trend di riqualificazione degli edifici ed i relativi benefici.

“A seguito della decisione del Governo, contenuta nel decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11 riguardante il blocco di ogni tipo di cessione del credito e sconto in fattura per gli interventi di riqualificazione degli edifici, siamo preoccupati per le prospettive per il settore dell’edilizia e per il rispetto degli impegni internazionali presi per la salvaguardia dell’ambiente.

Blocco alla cessione del credito per i bonus edilizi. Servono soluzioni di lungo periodo per mantenere costante l’attuale trend di riqualificazione degli edifici ed i relativi benefici

Gli incentivi per gli interventi di riqualificazione esistono da diversi anni. Prima dell’avvento della cessione del credito e dello sconto in fattura, gli incentivi erano delle semplici detrazioni fiscali, la cui efficacia era limitata sia dal costo dell’intervento (chi realizzava l’intervento doveva anticipare l’intera somma necessaria), sia dalla capienza fiscale del beneficiario (che spesso non aveva una IRPEF sufficiente per utilizzare tutte le detrazioni generate).

La combinazione di questi due fattori ha fatto sì che, negli anni precedenti rispetto all’estensione delle due opzioni a tutti i beneficiari, gli interventi più diffusi siano stati quelli meno efficaci in ottica di riduzione del fabbisogno energetico, a scapito invece di quelli con la miglior combinazione di efficacia ed efficienza.

La cessione del credito e lo sconto in fattura hanno risolto entrambi i problemi, determinando, un rapido e forte aumento non solo del numero degli interventi di riqualificazione degli edifici, ma anche della qualità degli stessi in termini di “profondità” delle riqualificazioni, e permettendo di verificarne i loro impatti sul Paese.

L’estesa campagna di riqualificazione degli edifici avviata negli ultimi due anni ha contribuito in maniera inequivocabile alla crescita del PIL: nel solo 2021 infatti il PIL del settore delle costruzioni ha registrato + 21% rispetto all’anno precedente, contribuendo in modo determinante alla ripresa post COVID dell’Italia e generando numerosi posti di lavoro non delocalizzabili (gli interventi incentivati hanno interessato più di un milione di posti di lavoro).

Non dobbiamo trascurare inoltre il forte aumento delle entrate fiscali e contributive generate da questa imponente ondata di ristrutturazioni, stimato da vari ed autorevoli studi (ad esempio questo del Consiglio Nazionale Ingegneri https://www.cni.it/media-ing/news/230-2022/4229-risparmio-energetico-nuova-occupazione-e-crescita-economica-tutti-gli-effetti-del-super-ecobonus), in un settore, quello delle costruzioni, caratterizzato in passato da un forte fenomeno di evasione.

Inoltre, la riqualificazione energetica ha fatto risparmiare più di 1 miliardo di metri cubi di gas naturale all’anno, rafforzando la sicurezza energetica del nostro Paese e contribuendo alla riduzione del fabbisogno energetico e alle emissioni di gas climalteranti dello stock edilizio italiano, in linea con gli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione, rivisti all’indomani della crisi energetica acuita dal conflitto Russia/Ucraina.

Questi risultati sono assodati, facilmente verificabili, e non possono più essere messi in discussione.

La riqualificazione energetica degli edifici è una necessità comune a tutti gli Stati europei, e alla base della lotta al cambiamento climatico.

Nonostante siano chiari i motivi che hanno portato il Governo all’emanazione del decreto-legge 16 febbraio 2023 n.11, riteniamo che alla luce del gran numero di operatori coinvolti, siano necessarie altre soluzioni, che salvaguardino i conti pubblici ma siano altresì capaci di mantenere costante l’attuale trend di riqualificazione degli edifici (ed i relativi benefici).

Chiediamo quindi che il Governo e il Parlamento lavorino congiuntamente per risolvere il problema dei crediti bloccati, e diano al settore delle costruzioni una prospettiva di lungo periodo, con un piano chiaro e definito per la razionalizzazione e stabilizzazione degli schemi di incentivazione fiscale per interventi di riqualificazione energetica, necessari per il futuro del nostro Paese”.

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