Rete Professioni Tecniche sullo Sblocca Cantieri
La Rete Professioni Tecniche ha avanzato osservazioni e proposte davanti alla Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera.
Lo scorso 10 giugno 2019, la Rete Professioni Tecniche è stata invitata a partecipare all’audizione sul disegno di legge di conversione del DL 32/2019 (c.d. Sblocca Cantieri), presso la Commissione VIII Ambiente, territorio e lavori pubblici, nell’ambito della prima lettura alla Camera dei Deputati che sarà, con buona probabilità, quella definitiva in considerazione del poco tempo disponibile per la conversione in legge del decreto.
Dopo le audizioni presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dinanzi al Presidente Conte, ed ai Ministri Di Maio e Toninelli, e presso le Commissioni 8a Lavori pubblici e 13a Ambiente del Senato, tenutesi rispettivamente il 15 marzo ed il 6 maggio, con la presenza in Commissione VIII alla Camera dei Deputati, la RPT ha coperto l’intero iter legislativo del provvedimento, seguendone l’evoluzione sin dalle prime bozze e riuscendo a porre i propri rilievi alla diretta attenzione del Governo, prima, e del Parlamento, poi.
Nell’ambito dell’audizione si è svolta una iniziale disamina del provvedimento così come licenziato in prima lettura dal Senato, analizzando in particolare le modifiche apportate in base alle proposte avanzate dalla RPT.
In primo luogo la RPT ha rivendicato con forza la soppressione della lettera aa), comma 1, articolo 1, attraverso cui si reintroduceva l’incentivo del 2% per le attività di progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione e di verifica preventiva della progettazione, svolte dai dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Il legislatore ha compreso che una norma siffatta avrebbe rappresentato un ulteriore colpo al principio della centralità della progettazione, intesa come elemento a garanzia della qualità del progetto e dunque del progettista. Sono tanti i colleghi preparati ed attenti che svolgono la loro attività nei ruoli della pubblica amministrazione, ma è velleitario pensare che un incentivo così irrisorio, unito ad un’attività eterogenea ed a strumenti spesso obsoleti messi a disposizione dei dipendenti pubblici, possa essere sufficiente a garantire la medesima qualità dei progetti curati nell’ambito di studi professionali in concorrenza tra loro.
Per questo, è evidente che l’attività fondamentale dei tecnici della PA dovrebbe essere quella di programmazione e controllo delle realizzazioni delle opere pubbliche, come attualmente previsto. Tale scelta, proposta dai professionisti tecnici in occasione della stesura del Codice, appare la migliore soluzione per armonizzare tempo e risorse della PA con la necessità di un giusto riconoscimento economico.
La RPT ha poi espresso il suo favore rispetto alle modifiche intervenute a semplificare le procedure di aggiudicazione. L’iniziale previsione di procedura aperta per lavori di importo superiore a 200.000 euro, pubblicamente contrastata dalla RPT, avrebbe rappresentato certamente un elemento in contrasto con gli stessi obiettivi del decreto, generando inevitabili rallentamenti nella realizzazione delle opere. Le nuove soglie, certamente più flessibili, potranno in generale consentire una più rapida aggiudicazione e quindi abbreviare i tempi di realizzazione.
I rappresentanti della RPT non hanno mancato di rinnovare la netta contrarietà alla reintroduzione dell’appalto integrato, che considerano da sempre profondamente lesivo del principio per cui la progettazione rappresenta il fulcro essenziale di ogni opera.
Affidare congiuntamente progettazione ed esecuzione allo stesso soggetto relega nei fatti la progettazione ad un ruolo potenzialmente subalterno alimentando, come l’esperienza acquisita ci indica, il ricorso alle varianti in corso d’opera, facendo prefigurare la moltiplicazione dei contenziosi, la lievitazione dei costi e la dilatazione dei tempi di realizzazione.
Nella stessa audizione la RPT ha colto l’occasione di porre all’attenzione dei Deputati presenti molti altri temi di diretto interesse per i professionisti tecnici che dovranno trovare spazio all’interno di successivi provvedimenti. Intanto è stata sottolineata l’esigenza di una riforma organica della normativa in materia di appalti che, avendo subito spesso interventi di correzione, ha portato alla codificazione di disposizione non sempre facili da applicare. In merito all’affidamento dei lavori di manutenzione sulla base del solo progetto definitivo la RPT ha richiamato l’urgenza di modificare ogni procedura che collida chiaramente con le auspicate politiche di rilancio della centralità del progetto nei processi di trasformazione del territorio proponendo che, fino a quando non sarà regolamentata la progettazione semplificata, i contratti di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria possano essere affidati sulla base di un progetto che comprenda anche le relazioni specialistiche ed elaborati grafici commisurati al tipo di intervento manutentivo.
La RPT ha poi richiamato la necessità che venga introdotta nel corpo normativo una norma che intervenga sull’applicazione obbligatoria del decreto parametri in modo da dare piena attuazione alle disposizioni in materia di equo compenso per le prestazioni professionali. Inoltre, ha messo in guardia il legislatore rispetto alla tentazione di promuovere l’affidamento della progettazione di opere a società in house, che nascono in seno alla pubblica amministrazione ma senza la forza sufficiente a soddisfare il fabbisogno quantitativo e qualitativo di progetti di cui un grande Paese come l’Italia ha bisogno.
Infine, la RPT ha espresso profondo rammarico per l’esito dell’iniziativa intrapresa insieme al Dipartimento della Protezione Civile, e validata da tutti i Ministeri coinvolti, per l’istituzionalizzazione del Supporto tecnico degli Ordini e dei Collegi professionali alle attività di protezione civile, importante strumento di coordinamento operativo attraverso cui i Consigli nazionali coinvolti potranno semplificare ed accelerare la gestione delle attività per la verifica dell’agibilità degli edifici all’indomani di un evento sismico. In dirittura d’arrivo al Senato, la Commissione 5a Bilancio ha bocciato la disposizione, immaginando maggiori oneri a carico dello Stato già molte volte esclusi nel corso della redazione della proposta di emendamento. La Commissione ha dunque accolto con approvazione la nostra intenzione di procedere al tentativo di inserire la stessa proposta, magari ulteriormente chiarita, all’interno della legge di conversione del Decreto-legge n.34/2019 (c.d. Decreto Crescita) attualmente in esame alla Camera.