L’ingegnere italiano, made in Polimi, che pulisce gli oceani
L’ingegnere che “pulisce” gli oceani: un alumnus Polimi immagina di utilizzare per ripulire le acque contaminate da sostanze tossiche
Un imprenditore, uno scienziato, un top manager e un esperto di vendite si ritrovano attorno al tavolo di un pub di Cleveland, nell’Ohio. Non parlano di sport ma di nanotecnologie.
«Era il 2004, e ci chiedevamo come arrivare a particelle molto piccole, che potessero poi essere usate come super-additivo», ricorda oggi Giulio Cesareo, presidente e AD di Directa Plus, uno dei più grandi produttori e fornitori, a livello europeo, di prodotti a base grafene.
Nel 2010, pochi anni dopo quelle “chiacchiere da bar”, sono i primi a firmare il brevetto per la produzione industriale e l’applicazione del grafene. Il materiale viene lavorato attraverso un procedimento originale che permette a Directa Plus di realizzare un prodotto naturale, chemical-free e sostenibile, per applicazioni commerciali in svariati settori; dal tessile agli pneumatici, dai materiali compositi sino alle soluzioni per la pulizia dell’ambiente.
«Il grafene può assorbire fino a cento volte il suo peso», spiega Giulio Cesareo. «I sistemi utilizzati finora assorbono una sola volta il proprio peso. Immaginate delle enormi spugne che, immerse nelle acque contaminate, riescono ad assorbire tonnellate di quantitativi di olio. Il prodotto presenta caratteristiche sostenibili, perché può essere spremuto più volte e alle fine del processo, una volta ridotto a volumi limitatissimi, potrebbe andare a finire negli additivi per gli asfalti, rendendo più lunga la vita delle strade».
Nel 2018 Directa Plus stringe un accordo con Sartec per sviluppare un sistema industriale per il trattamento delle acque di processo contaminate da petrolio, destinato alla filiera dell’Oil&Gas e basato sull’utilizzo di Grafysorber®, prodotto a base di fogli di grafene.
Abbiamo scoperto qualcosa di unico, che può avere applicazione dal campo farmaceutico a quello tessile e ambientale
«Nessuno prima di allora aveva pensato di espandere il grafene a diecimila gradi centigradi, una temperatura molto vicina a quella del sole. In questo modo il materiale esplode in modo violento, facendo sì che i singoli piani di grafene si stacchino, creando così dei fogli di grafite. Ci siamo accorti che stava realmente accadendo qualcosa di unico: abbiamo scoperto che riuscivamo a non danneggiare la natura cristallina del carbonio, a non cambiarne le caratteristiche, ritrovandoci così un materiale in 2D, sensibile, trasparente e multidisciplinare. E, cosa fondamentale, senza utilizzare sostanze chimiche».
«Siamo una società piccola», spiega, «ma che ha deciso di giocare subito la partita globale. Volevo trovare soluzioni applicabili nella realtà industriale del presente, non del futuro. Sono un ingegnere meccanico del Politecnico ma ho anche tanta esperienza nel settore della strategia aziendale, così ho detto: andiamo nei mercati esistenti, andando a validare il nostro brevetto competendo con il carbon black».
Oggi Directa Plus è quotata all’AIM di Londra, capitalizza più di 52 milioni di sterline, e conta 30 dipendenti nella sede di Lomazzo, in provincia di Como.
Al Politecnico di Milano si impara non solo l’ingegneria ma anche a fare fatica. S’impara prima di tutto a impegnarsi, a concentrarsi e ad avere un pensiero profondo.
Sono caratteristiche che ritrovo anche in tanti giovani che lavorano da noi in Directa e che provengono dal Politecnico. Sono tutti ragazzi che potrebbero andare a lavorare in Silicon Valley ma rimangono qui perché hanno un sogno. E hanno la capacità di arrivare per vie diverse a soluzioni sempre interessanti, non sempre corrette. Ma il grande dono di questa scuola è il saper farti trovare il tuo percorso. Chi viene fuori da questa scuola ha tante carte per realizzare ciò che desidera».