#italiasicura: nessun ritardo sul piano anti-dissesto, spesa in linea col cronoprogramma
Con riferimento ad alcune considerazioni nell'articolo pubblicato su Edilizia e Territorio del Sole24Ore del 1 maggio 2017 dal titolo «Dissesto idrogeologico
Con riferimento ad alcune considerazioni nell’articolo pubblicato su Edilizia e Territorio del Sole24Ore del 1 maggio 2017 dal titolo «Dissesto idrogeologico, interventi al ralenti: in 18 mesi spesi soltanto 109 milioni su 650», la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche fa presente che i cantieri finanziati con il Piano stralcio per le aree metropolitane rappresentano le opere anti-dissesto più importanti nel Paese perché riguardano le aree con la concentrazione di popolazione esposta al rischio idrogeologico. Queste opere, in alcuni casi attese anche da cinquant’anni, consentiranno finalmente la riduzione del rischio derivante dall’esondazione dei fiumi e torrenti in territori che periodicamente subiscono enormi danni in termini di vite umane o anche solo in termini economici.
Come tutti gli investimenti di carattere infrastrutturale, si tratta di un impegno di lungo periodo, almeno 6-7 anni, essendo quel tipo di programmazione della spesa pubblica che giustamente viene spesso lamentata come assente nel nostro Paese. Il Piano comprende infatti 33 grandi cantieri da decine e a volte centinaia di milioni di euro (con una media di circa 25 milioni di euro), che vedranno la loro ultimazione nel 2021-2023. Basti pensare alle opere di Genova sul Bisagno e altri torrenti, con un maxifinanziamento per lavori di oltre 300 milioni di euro (la parte più consistente del Piano), la cui chiusura è prevista nel 2023.
Per comprendere lo stato di avanzamento di questo Piano di lungo periodo, occorre quindi verificare non tanto la chiusura del cantiere, purtroppo ancora lontana, ma la presenza di progettazioni esecutive (altro ritardo storico colmato dall’introduzione del Fondo per la progettazione), l’avvio dell’intervento e monitorarne il progresso e gli stati di avanzamento. Ad oggi risultano già avviate le gare per 425 milioni di euro, mentre entro l’estate del 2017 saranno avviate gare per 54 milioni, raggiungendo così il 73% dell’intero Piano. Risultano da avviare lavori per 175 milioni di euro e stanno avanzando rapidamente i progetti, superando le difficoltà tecniche e burocratiche.
L’avanzamento delle opere pertanto è in linea con il cronoprogramma previsto dalla Struttura di missione al momento dell’approvazione del Piano (entro il 2017 era stata prevista una spesa pari a circa 96 milioni di euro, rispetto ai 109 milioni già oggi erogati, v. allegato). Inoltre è da considerare che l’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti pubblici – come noto – finora ha reso residuale la possibilità di un appalto integrato, prescrivendo come regola per le stazioni appaltanti una doppia gara, la prima per la progettazione dell’opera, la seconda per l’esecuzione dei lavori.
Ad ogni modo, per accelerare la spesa dei fondi, è stata condivisa la proposta del Ministero dell’Ambiente di modificare il Dpcm relativo al Piano, nel senso di ridurre il numero delle quote di finanziamento, in modo da consentire maggiore flessibilità ai Presidenti delle Regioni e fare avanzare le opere.
Il prossimo 10 maggio la Struttura presenterà l’intero Piano nazionale delle opere e il relativo Piano finanziario, insieme ad una sintesi delle attività svolte in questi anni per strutturare una programmazione più trasparente in termini di conoscenza del rischio da parte della popolazione, più efficace nella mitigazione dei rischi, e anche più tempestiva in termini dei tempi di realizzazione.