Ingegneria Aerospaziale romana: problemi legali conclusi?
La Scuola di Ingegneria Aerospaziale di Roma conclude la sua odissea legale
Con la, sospirata, sentenza del tribunale amministrativo regionale depositata gli ultimi giorni del 2014 la Scuola di Ingegneria Aerospaziale di Roma conclude la sua odissea legale.
L’affermazione è stata pronunciata dal professor Paolo Teofilatto, Preside della Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Urbe, che poi ha continuato ricordando l’assurda vicenda che ha contraddistinto la vita di quello che pochi anni fa era un gioiello nel panorama formativo mondiale.
“Chiusa nel 2010 per motivi di risparmio” ha affermato Teofilato “molti in ambito nazionale e internazionale avevano trovato assurda la decisione dell’Ateneo. A fronte dei 5000 Euro di fondo ordinario spesi dalla Sapienza, la Scuola di ingegneria aerospaziale aveva un budget di milioni di euro grazie alla capacità attrattiva della sua didattica di avanguardia”
A partire dal 2000 la Scuola di ingegneria aerospaziale ha prodotto e lanciato, al termine di ciascun ciclo didattico della Laurea Magistrale in Ingegneria aerospaziale un micro satellite. Una didattica d’avanguardia che ha catalizzato investimenti e interessi da parte di tutto il mondo.
Questa laurea insieme alla Laurea Speciale, attiva da più di 80 anni e al Dottorato di ricerca in Ingegneria Aerospaziale erano stati però cancellati dall’ offerta formativa della Sapienza.
Contro questa decisione, Teofilato ricorda che “ sette Professori e quarantasette studenti della Scuola presentarono ricorso al Tar, ottenendo dal 2010 al 2014 ben quattro sentenze favorevoli, tutte però disattese dall’ Ateneo”.
Nuova vita per la facoltà di Ingegneria Aerospaziale romana
Finalmente, con la sentenza depositata il 29 dicembre 2014, il Tar, ha ordinato puntualmente il ripristino dei tre corsi di studio, del Consiglio dei Professori della Scuola e la ratifica della nomina a Preside del Professor Paolo Teofilatto, votato dal Consiglio della Scuola nel 2010.
La sentenza consentirà di ricominciare con le attività di formazione anche all’estero e riprendere il percorso di polo di eccellenza capace di autofinanziarsi.