Ingegneri abruzzesi sul piede di guerra
Gli ingegneri abruzzesi sono sul piede di guerra contro la Regione ABRUZZO e il governatore Luciano D'Alfonso
Gli ingegneri abruzzesi sono sul piede di guerra contro la Regione ABRUZZO e il governatore Luciano D’Alfonso, responsabili a sentir loro, di voler risparmiare risorse nei lavori pubblici a scapito dei professionisti. Una lotta che segue la battaglia parallela portata avanti in Sardegna dai colleghi sardi.
Nel mirino degli ingegneri abruzzesi c’è un provvedimento regionale in cui vengono imposti ai Comuni tetti massimi dal 2,5 al 3% del finanziamento complessivo di un’opera pubblica per le spese di progettazione.
Un tagli netto e deciso agli incarichi esterni che porterebbe ad una drastica diminuzione del lavoro e ad un ovvio impoverimento dei professionisti.
Ingegneri abruzzesi contro la pubblica amministrazione
Secondo gli ingegneri abruzzesi il provvedimento può essere considerato come «un tentativo intimidatorio e riduttivo nei confronti del mondo dei tecnici» un provvedimento che «sposta indietro di 20 anni le lancette dell’orologio».
A protestare vivamente contro il provvedimento sono però settemila ingegneri abruzzesi regolarmente iscritti alla Federazione abruzzese. Tutti si dichiarano profondamente «colpiti» da un provvedimento che la regione ha approvato per calmierare i costi nei lavori pubblici.
In difesa della categoria è sceso anche il presidente nazionale dell’ordine degli ingegneri, Armando Zambrano.
«Invitiamo la Regione a rispettare la legge” ha affermato Agrippino Valente, Presidente della Federazione degli Ingegneri abruzzesi “non vogliamo arrivare ai tribunali. Con queste percentuali i progetti i Comuni dovranno farli fare internamente ai loro tecnici, se ne hanno uno a disposizione, cosa che non accade per i piccoli enti. E questo non potrà certo garantire la qualità della progettazione».
Una protesta e una richiesta oltre che alla stampa comunicata anche direttamente al presidente della regione Abruzzo «Apprendiamo, e purtroppo lo constatiamo quotidianamente, come lei persevera nei tentativi di rimettere indietro le lancette dell’orologio di circa venti anni. La categoria professionale che le scrive non accetta e non accetterà mai il tentativo intimidatorio e riduttivo messo in atto nei confronti del mondo dei professionisti»