Il consiglio nazionale degli ingegneri boccia la progettazione interna nella P.A
Secondo il recente studio del consiglio nazionale degli ingegneri, con la progettazione interna l’incidenza delle varianti sugli importi assegnati è pari al 105% a fronte del 75% nel caso di progettazione esterna
Il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, nel documento “Opere pubbliche: criticità e prospettive nello scenario europeo”, presentato venerdì scorso in occasione dei lavori di “Verso Venezia 2015”, anticipazione del 60° Congresso del CNI in corso a Mestre, osserva che l’Italia “vive una sorta di downgrading infrastrutturale, una preoccupante diminuzione del valore strategico assegnato dalle politiche pubbliche alla realizzazione di nuove infrastrutture. Queste, da opportunità per i territori, sembrano essersi trasformate in vere e proprie criticità”.
Un analisi, quella realizzata dal consiglio nazionale degli ingegneri, che mostra come sebbene la crisi economica cominci ad attenuarsi, sono ancora diversi i punti critici su cui è necessario un intervento del legislatore.
Un settore, quello delle gare di ingegneria e progettazione, in cui tra il 2007 e il 2014, a fronte di una flessione del 21,8% degli investimenti fissi lordi totali, il decremento nel settore delle costruzioni è stato del 25,5% e quello della sottocomponente rappresentata dalle opere pubbliche del 37,7
Una crisi, ci è stato ripetuto per anni, diffusa e globale; ma se si esaminano i dati in uno scenario transnazionale, emerge chiaro il dato che vede l’Italia in crisi doppia rispetto ai partner e competitor mondiali. Infatti, sebbene la flessione degli investimenti per opere pubbliche nel periodo di crisi 2007 – 2014 sia stata comune a tutti i Paesi europei, in gran parte di questi, nel 2013, il ciclo è ritornato ad essere espansivo. In Italia, invece, anche nel 2013 e nel 2014 è proseguita la fase discendente.
L’analisi presentato negli scorsi giorni a Mestre dal consiglio nazionale degli ingegneri, mostra bene come di 735 interventi programmati, ne risultano aggiudicati solo 378.
In termini economici parliamo di 44,8 miliardi di euro rispetto ai 150 miliardi previsti: meno di un terzo. Come se non bastasse, molte opere aggiudicate non sono state avviate o hanno accumulato ritardi. Risultano conclusi solo 117 interventi per 3,4 miliardi: appena il 7,7% di quanto messo fino ad oggi a gara. Tale ammontare ha poi generato varianti per 3,1 miliardi di euro, per una spesa complessiva di quasi 6,5 miliardi e, dunque, con il raddoppio degli importi messi a gara. Per non parlare, poi, dei ritardi. Sui 735 interventi censiti dal Centro Studi del consiglio nazionale degli ingegneri ben 94 risultano in ritardo.