Federico Faggin, l’italiano che ha dato forma al primo microprocessore
Fisico e imprenditore italiano, pioniere della Silicon Valley, ha plasmato il nostro mondo digitale inventando il microprocessore e interfacce tattili che hanno rivoluzionato l’interazione uomo-macchina.

Nell’epoca dei social network e dell’intelligenza artificiale, spesso dimentichiamo chi ha reso possibile tutto questo con intuizioni geniali e mani sporche di silicio. Uno di questi visionari è Federico Faggin, l’ingegnere e fisico vicentino che ha progettato il primo microprocessore della storia, gettando le fondamenta della rivoluzione digitale. La sua storia è un viaggio affascinante tra innovazione, determinazione e silenzi ingiustificati, che oggi merita di essere raccontata con tutta la lucidità storica e il riconoscimento che si deve a chi ha davvero cambiato il mondo.
Fisico e imprenditore italiano, pioniere della Silicon Valley, ha plasmato il nostro mondo digitale inventando il microprocessore e interfacce tattili che hanno rivoluzionato l’interazione uomo-macchina.
Federico Faggin è un nome che dovrebbe risuonare più forte nell’immaginario collettivo, ma la sua storia è rimasta troppo a lungo nell’ombra. Dopo aver lasciato Intel nel 1974, come racconta la moglie Elvia, i dirigenti dell’azienda avrebbero cancellato il suo nome dalle invenzioni che avevano cambiato la storia dell’industria: una decisione che ne ha offuscato il merito. Tuttavia, la visione di Bill Gates ne restituisce l’importanza: “prima di Federico Faggin, la Silicon Valley era semplicemente… la Valley”. Negli anni Novanta, grazie all’impegno di Elvia, il suo contributo è stato rivalutato: oggi è universalmente riconosciuto come il “padre del microchip” e figura centrale della rivoluzione dei personal computer.
Federico Faggin
Nato a Vicenza nel 1941, Faggin si diploma in un istituto tecnico e lavora subito per Olivetti, dove contribuisce allo sviluppo di una calcolatrice elettronica. Si laurea in Fisica all’Università di Padova nel 1965 e nel 1967 entra nella SGS (oggi STMicroelectronics), poi trasferito alla Fairchild Semiconductor in California, dove inventa la rivoluzionaria MOS Silicon Gate Technology (SGT)—base tecnologica per la memoria, i sensori CCD e il primo microprocessore.
Gli anni a Intel
Passa a Intel nel 1970 e in meno di sei mesi trasforma l’architettura di Ted Hoff e Stanley Mazor nel primo microchip funzionante, il Intel 4004: un piccolo miracolo che contiene in sé tutta la potenza di calcolo di computer storici giganti. Supervisione e progettazione lo spingono a guidare successivamente il design degli 8008, 8080 e del chipset MCS‑4, pietre miliari nell’evoluzione dei processori per PC.
Nasce Zilog
Nel 1974 fonda Zilog, dove lancia il celebre Z80, microprocessore più potente e compatibile con l’8080, e in seguito il microcontrollore Z8, tuttora in uso. Negli anni Ottanta promuove la nascita di Synaptics, che introduce al mondo il touchpad e il touchscreen — soluzioni che cambiano radicalmente il rapporto tra utenti e dispositivi.
Negli ultimi anni, Faggin ha approfondito la sua passione per la coscienza e la teoria quantistica, pubblicando libri come Irreducible (2024), in cui propone una visione originale della coscienza come fenomeno quantistico, imperfettamente replicabile e legato alla fisica dell’informazione. Nel 2011 ha fondato la Federico and Elvia Faggin Foundation per sostenere la ricerca scientifica sulla coscienza; nel 2015 ha finanziato una cattedra di Fisica dell’Informazione all’UC Santa Cruz; nel 2009 ha ricevuto la National Medal of Technology and Innovation dagli Stati Uniti; nel 2019 il titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana.
Faggin non è semplicemente un brillante inventore: è stata la mente che, con il microchip, ha reso possibile l’era digitale. Il suo lavoro — da SGT al microprocessore, fino alle interfacce tattili e alla fisica della coscienza — continua a ispirare ricercatori, ingegneri e pensatori.
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