CTU, svolta per gli ingegneri: arriva il corso obbligatorio per accedere all’albo e garantirsi incarichi qualificati
In arrivo il corso obbligatorio per ingegneri CTU: formazione, esame finale e aggiornamento triennale per garantire competenze e compensi adeguati.

Negli ultimi anni, la figura del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) ha assunto un ruolo sempre più strategico all’interno dei procedimenti civili e penali. Tuttavia, la mancanza di una formazione uniforme e di un sistema di selezione realmente basato su competenze certificate ha sollevato numerose criticità, soprattutto in ambito tecnico. Per questo motivo, è attualmente in discussione al Senato un disegno di legge che introduce un percorso formativo obbligatorio destinato agli ingegneri che aspirano a svolgere il ruolo di CTU. Una riforma attesa da tempo, che punta a migliorare la qualità delle consulenze e a garantire criteri oggettivi, compensi adeguati e tempi certi di pagamento, contribuendo a rafforzare l’affidabilità del sistema giudiziario italiano.
- Verso una riforma della consulenza tecnica d’ufficio
- Le novità del disegno di legge
- Obbligo di aggiornamento e qualità delle consulenze
- Le richieste dei professionisti
- Critiche e proposte alternative
- Verso una giustizia più efficiente
- Sei un ingegnere? La tua professione richiede un aggiornamento continuo?
In arrivo il corso obbligatorio per ingegneri CTU: formazione, esame finale e aggiornamento triennale per garantire competenze e compensi adeguati.
Un disegno di legge in discussione al Senato introduce un corso obbligatorio per ingegneri aspiranti CTU, con l’obiettivo di garantire consulenze tecniche più qualificate e una giustizia più efficiente.
Verso una riforma della consulenza tecnica d’ufficio
Il Senato sta esaminando un disegno di legge che mira a riformare l’accesso all’albo dei Consulenti Tecnici d’Ufficio (CTU), introducendo un corso obbligatorio per ingegneri con almeno tre anni di iscrizione al proprio ordine professionale. La proposta, attualmente all’esame della Commissione Giustizia, prevede un percorso formativo teorico-pratico della durata di 12 mesi e almeno 200 ore complessive, con frequenza obbligatoria e superamento di un esame finale.
Le novità del disegno di legge
Il corso, a numero chiuso e con cadenza semestrale, sarà istituito presso ogni tribunale e avrà un costo stabilito dai consigli dell’ordine di appartenenza, a carico dei candidati. La commissione esaminatrice, nominata dal presidente del tribunale sentiti i consigli degli ordini interessati, sarà composta da esperti iscritti all’albo dei CTU, magistrati e specialisti nelle materie degli albi di appartenenza.
Obbligo di aggiornamento e qualità delle consulenze
Una volta iscritti all’albo, i CTU avranno l’obbligo di aggiornamento professionale triennale, al fine di garantire consulenze tecniche di alta qualità e ridurre il rischio di errori procedurali che possano pregiudicare i processi.
Le richieste dei professionisti
Durante le audizioni in Commissione Giustizia, i rappresentanti degli ingegneri hanno espresso apprezzamento per l’intento del Parlamento di rafforzare il ruolo del CTU, ma hanno anche evidenziato alcune criticità da affrontare. In particolare, è stata sottolineata la necessità di una formazione tecnico-giuridica omogenea su tutto il territorio nazionale e la proposta di un maggior coinvolgimento degli ordini provinciali nella gestione dei corsi.
Critiche e proposte alternative
Alcune associazioni professionali, come AssoIngegneri, hanno espresso preoccupazione per l’onerosità del percorso formativo proposto, ritenendo che la qualificazione dei consulenti dovrebbe continuare ad essere garantita attraverso le consuete forme di aggiornamento professionale e formazione continua, evitando di imporre ulteriori obblighi formativi che rischiano di gravare eccessivamente sui professionisti.
Verso una giustizia più efficiente
L’introduzione del corso obbligatorio per i CTU rappresenta un passo importante verso una giustizia più efficiente e affidabile. Formare consulenti tecnici più preparati significa garantire decisioni più accurate, ridurre il margine di errore nei processi e offrire maggiore tutela ai cittadini. Resta ora da seguire l’evoluzione del disegno di legge in Parlamento, nella speranza che le proposte emerse in audizione possano essere recepite per rendere la riforma non solo efficace, ma anche equa e sostenibile per i professionisti coinvolti.
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