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Autorizzazioni paesaggistiche: il Senato ridisegna le regole, meno burocrazia per i piccoli interventi e più responsabilità agli enti locali

Il Senato approva una delega al Governo per snellire le procedure paesaggistiche, riducendo committenze alle Soprintendenze solo per interventi ad alto impatto nel rispetto dei piani regionali.

Autorizzazioni paesaggistiche: il Senato ridisegna le regole, meno burocrazia per i piccoli interventi e più responsabilità agli enti locali
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Il tema delle autorizzazioni paesaggistiche torna al centro del dibattito politico e professionale con l’approvazione al Senato della riforma del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Una misura che, nelle intenzioni del legislatore, vuole ridurre il peso della burocrazia senza compromettere la tutela del patrimonio. Il cambiamento riguarda soprattutto i piccoli interventi edilizi, per i quali il ruolo delle Soprintendenze sarà ridimensionato a favore degli enti locali, aprendo così un nuovo fronte di discussione tra chi vede in questa scelta un passo avanti per lo sviluppo e chi teme un arretramento nella protezione del territorio.

  1. Interventi minori senza l’intervento della Soprintendenza
  2. Le modifiche di metodo e processo
  3. Effetti previsti su professionisti e territorio
  4. Verso un equilibrio tra tutela e snellimento
  5. Sei un ingegnere? La tua professione richiede un aggiornamento continuo?

Il Senato approva una delega al Governo per snellire le procedure paesaggistiche, riducendo committenze alle Soprintendenze solo per interventi ad alto impatto nel rispetto dei piani regionali.

Il Senato ha dato il via libera il 17 settembre 2025 al disegno di legge delega per la revisione del Codice dei beni culturali e del paesaggio (atto n. 1372), con 83 voti favorevoli e 55 contrari. Ora il testo passa alla Camera per le sue modifiche finali.

Questa riforma delega al Governo un termine di dodici mesi per redigere decreti legislativi che aggiornino il procedimento di autorizzazione paesaggistica, con l’obiettivo concreto di diminuire la burocrazia, accelerare i tempi e salvaguardare al contempo il patrimonio culturale.

Interventi minori senza l’intervento della Soprintendenza

Tra le innovazioni più rilevanti figura l’esenzione dal coinvolgimento delle Soprintendenze per gli interventi di lieve entità, come definiti dal DPR 31/2017: modifiche agli infissi, coperture, installazione di impianti poco visibili, pergolati, tettoie. In queste situazioni, i Comuni avranno la competenza a patto che le opere rispettino gli strumenti urbanistici e i piani paesaggistici regionali.

Le modifiche di metodo e processo

La riforma mira a introdurre tempi certi, maggiore armonizzazione con la legge sul procedimento amministrativo (L. 241/1990) e con il Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001), oltre a potenziare la digitalizzazione delle pratiche e il ruolo degli sportelli unici.

Per le infrastrutture di interesse nazionale, il parere passerà sotto la responsabilità della direzione generale del Ministero della Cultura. Inoltre, per le opere legate alla sicurezza del territorio — rischio idrogeologico, idraulico, sismico — o per il ripristino post calamità, cambia l’iter con una normativa più snella. Anche i rinnovi per interventi stagionali o ripetitivi dovranno essere gestiti rapidamente, senza nuove valutazioni se non ci sono variazioni rispetto al titolo già concesso.

Effetti previsti su professionisti e territorio

Architetti, ingegneri, imprese edilizie potrebbero beneficiare di un regime meno gravoso per interventi minori grazie alla riduzione del coinvolgimento delle Soprintendenze e alla maggiore digitalizzazione. Ciò potrebbe tradursi in tempi più certi, meno incertezze procedurali e costi contenuti.

Tuttavia, la fase transitoria sarà critica: sarà necessario interpretare correttamente le nuove norme, adeguarsi ai decreti legislativi che dovranno essere emanati entro i dodici mesi stabiliti, e garantire che gli enti locali abbiano le competenze e capacità di controllo adeguate.

Verso un equilibrio tra tutela e snellimento

Questa riforma rappresenta un tentativo di ridefinire il ruolo delle Soprintendenze concentrandone le risorse sugli interventi ad alto impatto, lasciando agli enti locali la gestione di quelli minori, nel rispetto dei vincoli territoriale e paesaggistico.

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