Jobs Act Autonomi: dai professionisti tecnici un giudizio positivo ma con riserva
La Rete delle Professioni Tecniche giudica nel complesso positivamente il testo approvato in prima lettura lo scorso 27 luglio e che accoglie numerosi emendamenti da questa richiesti. Tuttavia suscita molta delusione il mancato inserimento degli standard qualitativi per la definizione dei parametri dei costi delle prestazioni.
La Rete delle Professioni Tecniche giudica nel complesso positivamente il testo approvato in prima lettura lo scorso 27 luglio e che accoglie numerosi emendamenti da questa richiesti. Tuttavia suscita molta delusione il mancato inserimento degli standard qualitativi per la definizione dei parametri dei costi delle prestazioni.
Lo scorso 27 luglio la Commissione Lavoro del Senato ha approvato in prima lettura le “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”, il cosiddetto Jobs Act degli autonomi. Su questo particolare provvedimento la Rete delle Professioni Tecniche è intervenuta con un articolato contributo messo a disposizione della Commissione Lavoro lo scorso 9 marzo. Gran parte delle proposte avanzate in sede di audizione dai professionisti tecnici italiani sono state accolte, anche se non manca qualche serio motivo di preoccupazione.
“Nel complesso – ha commentato Armando Zambrano, Coordinatore della Rete e Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri – possiamo considerare positivo l’esito di questa prima lettura del disegno di legge che, a nostro avviso, può accogliere ulteriori e significativi spunti. Tra questi, ad esempio, la richiesta delle tutele in caso di giudizio utilizzando il rito del lavoro, come per i dipendenti pubblici, e la nullità di clausole vessatorie come quelle che consentono il recesso senza adeguato preavviso da parte dei committenti. Oltre a stabilire l’obbligatorietà del riconoscimento degli interessi nel caso di ritardato pagamento”.
“Tuttavia – ha proseguito Zambrano – lamentiamo l’inopinata esclusione, per motivazioni puramente ideologiche, della proposta di introdurre standard qualitativi a tutela dei committenti per definire compensi parametri di riferimento per i professionisti.
“Tali parametri nel settore pubblico sono definiti per legge e l’Anac, nelle sue linee guida che stanno per essere emanate, ne stabilisce il ricorso obbligatorio da parte delle stazioni appaltanti. Non si capisce perché i privati, che sono meno strutturati delle stazioni appaltanti pubbliche, non debbano disporre di uno strumento per stimare il costo non vincolante di una prestazione professionale e per valutarne il rispetto degli standard prestazionali minimi.
“Riproporremo con tutte le nostre forze il dispositivo in aula, augurandoci che in tale contesto esso abbia miglior fortuna. E’ bene precisare che non chiediamo di ripristinare le tariffe ma di offrire ai committenti privati lo stesso strumento che è a disposizione delle stazioni appaltanti pubbliche”.